Presentazione del settore
Il
settore dei fertilizzanti, che fattura circa 1 mld di euro e
rappresenta il 2% dell’intero settore chimico italiano, può essere
ricondotto a tre aree principali: quella delle cosiddette “commodities”
quali ad esempio Urea, Solfato Ammonico ecc., dove il contenuto
tecnologico dei prodotti può essere definito maturo, quello degli "organics" costituito prevalentemente da concimi a base organica e ammendanti, molti dei quali vengono realizzati attraverso processi biochimici e, infine, quello delle “specialities” dove le aziende del settore sono in grado di
giocare la carta dell’innovazione per produrre strumenti in grado di coadiuvare i processi di nutrizione vegetale.
Le tipologie dei prodotti offerte sono le seguenti:
Nell’area
delle “commodities” il panorama produttivo dei fertilizzanti si
caratterizza per la presenza di poche grandi imprese nazionali, ma
soprattutto internazionali, e per gli ingenti volumi di importazioni da
Paesi terzi.
Al contrario, nel campo delle specialità le imprese italiane sono ancora
in grado di mettere a disposizione degli utilizzatori prodotti
all’avanguardia da utilizzare soprattutto nel settore delle colture
tipiche dell’ambiente mediterraneo e che rappresentano la peculiarità
dell’agroalimentare made in Italy.
Profilo delle imprese
Le
imprese del settore presenti in Italia sono sia multinazionali, sia nazionali. Quest'ultime sono prevalentemente costituite da aziende di piccola e media dimensione.
Le imprese detentrici di grandi impianti di produzione di ammoniaca,
urea, solfato, nitrato ammonico e acido fosforico - sostanze e prodotti maggiormente utilizzati nei processi produttivi e nella fertilizzazione - e che hanno
operato fino agli anni ottanta nel nostro Paese, hanno progressivamente
abbandonato quasi del tutto tali lavorazioni per ragioni di concorrenza
da parte dei Paesi emergenti che possono contare soprattutto su costi
dell’energia più competitivi.
Diverso è stato per le aziende che hanno concentrato il loro business
sui prodotti speciali che necessitano di tecnologie mirate a trattare materie prime "alternative" e di strutture più snelle in grado adattarsi al meglio
alle richieste del mercato.
Il mercato di utilizzo dei fertilizzanti è uniformemente distribuito su tutto il territorio nazionale con picchi nelle zone a più alta vocazione agricola quali la Pianura Padana. Secondo le stime di Assofertilizzanti la distribuzione si concentra prevalentemente al Nord (circa il 70%), seguito dal Sud (circa il 20%) e il restante al Centro. Essendo le materie prime (gas naturale, fosforiti, potassio) per la produzione dei fertilizzanti in larghissima misura di provenienza extra-europea, le grandi fabbriche di concimi minerali sono dislocate in prossimità della costa. Le imprese che utilizzano particolari fonti di materie prime sono invece generalmente dislocate nei comprensori dove tale materia prima è abbondante. Ad esempio, nei tre distretti italiani del cuoio (Arzignano, S.Croce, Solofra) sono concentrate le aziende che utilizzano gli scarti di tali lavorazioni quale materia prima per i concimi organici e organo-minerali come pure nel Veneto, nella Romagna e nelle Marche, dove è concentrato l’allevamento del pollame, sono presenti aziende che utilizzano le deiezioni di tali animali come materia prima per prodotti lavorati.
Tipologia di processi/prodotti
Le
imprese della chimica dei fertilizzanti, sempre tenendo presente le tre grandi famiglie delle commodities, degli organics e delle specialities, possono essere
suddivise in due grandi categorie produttive a seconda delle loro
produzioni. I prodotti sono di sintesi oppure formulati: a volte queste
due tipologie di processo convivono all’interno della stessa azienda.
Addetti e opportunità per i laureati chimici
In
Italia, il settore della chimica dei fertilizzanti contapiù di duemila addetti.
I laureati rappresentano una larga maggioranza del personale, tra cui laureati in chimica e in scienze agrarie.
Esistono interessanti opportunità di impiego per laureati in chimica, in particolare nella gestione dei processi, dei prodotti, e nella
ricerca e nell’innovazione, dove le linee di sviluppo sono indirizzate
verso processi di tipo biologico.
Non va inoltre sottovalutata l’importanza del laureato chimico nel campo
analitico specifico del settore. La necessità di controllare il
dosaggio degli ingredienti per la preparazione dei fertilizzanti
necessita di chimici per la conduzione dei laboratori di controllo e la
gestione dei sistemi qualità certificati, dove adottati. Il servizio di
analisi del terreno per l’elaborazione successiva di corretti piani di
concimazione in collaborazione con gli agronomi, è un altro settore
proprio del chimico analitico. Per fare questo, è opportuno integrare le
conoscenze chimiche con nozioni di agronomia e di economia, necessarie a
valutare correttamente l’opportunità economica di sostenere un certo
tipo di intervento fertilizzante.
D’altro canto, assume un’importanza crescente il contesto normativo in
cui le imprese si muovono ed è quindi importante disporre di quelle
conoscenze di base che consentono di saper leggere e interpretare una
norma.
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