Presentazione del settore
Per agrofarmaci si intendono le sostanze attive e i preparati contenenti
una o più sostanze attive, presentati nella forma in cui sono forniti
all’utilizzatore atte a:
Sostanzialmente un agrofarmaco è costituito da:
Le principali famiglie di agrofarmaci sono le seguenti:
In Italia, il settore fattura circa 950 milioni di euro, rappresentando il terzo mercato più grande d'Europa.
Profilo delle imprese
In Italia operano grandi multinazionali estere, che coprono quasi il 65%
della domanda interna di agrofarmaci; alcune aziende italiane
mediograndi, che si rivolgono a un mercato fortemente
internazionalizzato; e piccole e medie imprese italiane, con un mercato
di riferimento in prevalenza locale. E’ opportuno precisare che non
tutte le multinazionali estere sono presenti nel nostro Paese con
impianti produttivi perché alcune si limitano ad avere strutture
destinate alla commercializzazione. Delle imprese del settore, solo una
minoranza presenta un’attività produttiva. Per quanto concerne la
distribuzione geografica delle imprese, queste si concentrano
prevalentemente nel nord Italia. In Italia, gli impianti sono mediamente di
dimensioni contenute.
Tipologie di processi/prodotti
La chimica degli agrofarmaci è una branca della chimica organica fine.
In linea di principio, la produzione richiede sia operazioni di sintesi
che formulazioni. Tuttavia, non tutte le imprese sono impegnate su
entrambi i fronti. Normalmente, le multinazionali estere non svolgono la
sintesi in Italia per cui le filiali italiane si occupano
prevalentemente di formulazioni. Le maggiori imprese italiane, invece,
fanno sia sintesi che formulazioni mentre le più piccole si concentrano
sulle formulazioni, anche se esistono alcuni casi di aziende
specializzate nella sintesi per conto terzi. Le fasi chiave
dell’attività aziendale sono la ricerca di nuove molecole, la
registrazione, la produzione e la commercializzazione. In effetti, in
Italia sono pochissime le aziende che fanno ricerca in senso stretto dal
momento che i centri di ricerca delle multinazionali sono localizzati
all’estero. Tuttavia, in Italia viene portata avanti tutta l’attività di
sviluppo dei prodotti che precede la registrazione. Gli agrofarmaci,
infatti, sono veri e propri farmaci per le colture agricole e, come
tali, vanno utilizzati con cautela, solo quando serve e secondo le
quantità strettamente necessarie. Per questa ragione, la produzione e la
vendita di agrofarmaci è possibile solo dopo l’approvazione di un
apposito dossier da parte della Commissione Europea e del Ministero
della Salute. La documentazione deve dimostrare l’utilità della sostanza
attiva, la sua efficacia e la sicurezza del suo utilizzo sia per l’ambiente sia per l'uomo. Lo sviluppo dei prodotti comporta quindi lo studio della
formulazione ottimale, gli studi tossicologici, per verificare la
sicurezza del prodotto, e le prove di campo per identificare le
corrette dosi d’impiego.
Addetti e opportunità per i laureati chimici
I laureati rappresentano circa un terzo dei 2000 addetti, una quota
decisamente elevata rispetto alla media del comparto chimico nel suo
complesso. D’altro canto, le assunzioni di giovani laureati si
orientano, oltre che alle facoltà in discipline chimiche, anche verso le
facoltà di scienze agrarie, biologia e scienze ambientali. Ne consegue che la quota di
laureati chimici sul totale dei laureati non è superiore alla media del
comparto chimico. I laureati chimici operano soprattutto nei laboratori,
alla ricerca di nuove molecole, e nell’area della produzione. In
quest’ultimo ambito, sono impegnati nella progettazione dei nuovi
impianti oppure nella messa a punto dei processi produttivi o ancora nel
controllo qualità. Normalmente, non vengono invece assunti neo-laureati
chimici nelle aree delle vendite e del marketing perché si privilegiano
profili caratterizzati da maggiori competenze con riferimento al
principale settore cliente, cioè l’agricoltura.
Per saperne di più
https://agrofarma.federchimica.it/