Agrofarmaci

Presentazione del settore
Per agrofarmaci si intendono le sostanze attive e i preparati contenenti una o più sostanze attive, presentati nella forma in cui sono forniti all’utilizzatore atte a: 

  • proteggere i vegetali o i prodotti vegetali da tutti gli organismi nocivi o a prevenirne gli effetti; 
  • conservare le derrate alimentari, con esclusione dei conservanti; 
  • controllare le piante indesiderate.

Sostanzialmente un agrofarmaco è costituito da: 

  • sostanza attiva: sostanza chimica/biologica destinata a svolgere il tipo di azione richiesta;
  • inerti: sostanze chimiche destinate ad agire come diluenti e vettori; 
  • coadiuvanti: sostanze chimiche che hanno la funzione di facilitare la eventuale diluizione dell’intero preparato in acqua, nonché ad assicurare l’uniforme distribuzione e la maggiore persistenza sulle piante da difendere.

Le principali famiglie di agrofarmaci sono le seguenti: 

  • anticrittogamici o fungicidi: prodotti idonei per la lotta contro le malattie causate da funghi quali, ad esempio: ticchiolatura, peronospora, oidio, botrite, ecc.; 
  • insetticidi: prodotti impiegati nella lotta contro gli insetti e acari, quali, ad esempio gli afidi, le tignole, le cocciniglie, il ragnetto rosso dei fruttiferi, ecc.; 
  • nematocidi e rodenticidi: prodotti indicati per combattere i nematodi (o anguillule) e roditori; 
  • diserbanti o erbicidi, che comprendono i preparati idonei al contenimento delle erbe infestanti; 
  • fitoregolatori: prodotti di sintesi, non nutritivi, che promuovono, inibiscono o comunque modificano determinati processi naturali delle piante.

In Italia, il settore fattura circa 950 milioni di euro, rappresentando il terzo mercato più grande d'Europa.

Profilo delle imprese
In Italia operano grandi multinazionali estere, che coprono quasi il 65% della domanda interna di agrofarmaci; alcune aziende italiane mediograndi, che si rivolgono a un mercato fortemente internazionalizzato; e piccole e medie imprese italiane, con un mercato di riferimento in prevalenza locale. E’ opportuno precisare che non tutte le multinazionali estere sono presenti nel nostro Paese con impianti produttivi perché alcune si limitano ad avere strutture destinate alla commercializzazione. Delle imprese del settore, solo una minoranza presenta un’attività produttiva. Per quanto concerne la distribuzione geografica delle imprese, queste si concentrano prevalentemente nel nord Italia. In Italia, gli impianti sono mediamente di dimensioni contenute.

Tipologie di processi/prodotti
La chimica degli agrofarmaci è una branca della chimica organica fine. In linea di principio, la produzione richiede sia operazioni di sintesi che formulazioni. Tuttavia, non tutte le imprese sono impegnate su entrambi i fronti. Normalmente, le multinazionali estere non svolgono la sintesi in Italia per cui le filiali italiane si occupano prevalentemente di formulazioni. Le maggiori imprese italiane, invece, fanno sia sintesi che formulazioni mentre le più piccole si concentrano sulle formulazioni, anche se esistono alcuni casi di aziende specializzate nella sintesi per conto terzi. Le fasi chiave dell’attività aziendale sono la ricerca di nuove molecole, la registrazione, la produzione e la commercializzazione. In effetti, in Italia sono pochissime le aziende che fanno ricerca in senso stretto dal momento che i centri di ricerca delle multinazionali sono localizzati all’estero. Tuttavia, in Italia viene portata avanti tutta l’attività di sviluppo dei prodotti che precede la registrazione. Gli agrofarmaci, infatti, sono veri e propri farmaci per le colture agricole e, come tali, vanno utilizzati con cautela, solo quando serve e secondo le quantità strettamente necessarie. Per questa ragione, la produzione e la vendita di agrofarmaci è possibile solo dopo l’approvazione di un apposito dossier da parte della Commissione Europea e del Ministero della Salute. La documentazione deve dimostrare l’utilità della sostanza attiva, la sua efficacia e la sicurezza del suo utilizzo sia per l’ambiente sia per l'uomo. Lo sviluppo dei prodotti comporta quindi lo studio della formulazione ottimale, gli studi tossicologici, per verificare la sicurezza del prodotto, e le prove di campo per identificare le corrette dosi d’impiego.

Addetti e opportunità per i laureati chimici
I laureati rappresentano circa un terzo dei 2000 addetti, una quota decisamente elevata rispetto alla media del comparto chimico nel suo complesso. D’altro canto, le assunzioni di giovani laureati si orientano, oltre che alle facoltà in discipline chimiche, anche verso le facoltà di scienze agrarie, biologia e scienze ambientali. Ne consegue che la quota di laureati chimici sul totale dei laureati non è superiore alla media del comparto chimico. I laureati chimici operano soprattutto nei laboratori, alla ricerca di nuove molecole, e nell’area della produzione. In quest’ultimo ambito, sono impegnati nella progettazione dei nuovi impianti oppure nella messa a punto dei processi produttivi o ancora nel controllo qualità. Normalmente, non vengono invece assunti neo-laureati chimici nelle aree delle vendite e del marketing perché si privilegiano profili caratterizzati da maggiori competenze con riferimento al principale settore cliente, cioè l’agricoltura.

Per saperne di più
https://agrofarma.federchimica.it/