La sostenibilità sociale

Un aspetto sempre più rilevante della sostenibilità è quello sociale, che per un’industria può riguardare diversi ambiti; innanzitutto vuol dire garantire opportunità di lavoro qualificato per le nuove generazioni in un contesto di sicurezza per chi ci lavora e per i consumatori/cittadini.

Il primo di questi può essere ben rappresentato dalla percentuale di laureati tra gli addetti e in particolare tra le nuove assunzioni: nell'industria chimica è di molto superiore alla media, proprio perché come industria basata sulla scienza ha bisogno di personale qualificato in particolare proprio nelle materie scientifiche.
Un secondo aspetto è la centralità delle risorse umane che determina la qualità del rapporto di lavoro: nel settore chimico significa un elevatissima percentuale (il 96%) di dipendenti con contratto a tempo indeterminato.

Quando si sente parlare di lavoro precario deve essere chiaro che non si sta parlando di un’impresa chimica!

Un altro elemento di sostenibilità del lavoro è la capacità di affrontare il cambiamento attraverso la formazione continua: il settore è in testa anche qui alla classifica: il 42% dei collaboratori è coinvolto annualmente in momenti formativi.

Tutto ciò significa centralità delle risorse umane e responsabilità sociale che negli ultimi decenni hanno portato a relazioni industriali basate sulla condivisione tra le parti sociali che ha permesso di sviluppare significative innovazioni.
Tra quelle che hanno più a che fare con la Sostenibilità sociale ci sono i due fondi settoriali per la previdenza integrativa e l’assicurazione sanitaria (Fonchim e Faschim): in entrambi i casi il settore ha fatto da apripista proprio per la sensibilità ai temi della responsabilità sociale e alla qualità delle relazioni tra le parti sociali.

Un altro modo di intendere Sostenibilità sociale è quello relativo alla sicurezza (per quanto riguarda incidenti e malattie professionali): per entrambe l’INAIL (l’Istituzione pubblica per l’assicurazione sugli infortuni sul lavoro) indica una posizione dell’industria chimica impensabile se si dovesse solo tener conto di articoli di giornale o stereotipi sempre diffusi.
Questo risultato è senza dubbio connesso ad una normativa sempre più stringente, ad innovazioni su impianti e processi, ma soprattutto su aspetti organizzativi.
Non a caso c’è una relazione inversa molto evidente tra ore di formazione su salute, sicurezza e ambiente e numero di infortuni.

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